CRISI DELLA MODA, ESPLODE LA CASSA INTEGRAZIONE, AMMORTIZZATORI QUASI ESAURITI ORA IL SISTEMA RISCHIA IL COLLASSO. CALZATURIERO IN GRANDE AFFANNO
Nella frenata generale dell'economia veneziana c'è un settore che sta soffrendo più di altri: quello della moda. I dati di quello che rimane uno dei fiori all'occhiello del nostro made in Italy nel mondo sono pesanti; rispetto il 2023 nei primi 5 mesi di quest'anno nei settori e distretti delle pelli, cuoio e calzature sono cresciute del +1.272% le ore di cassa integrazione in deroga coperte dal Fondo solidarietà bilaterale artigiani, mentre negli ultimi 12 mesi (giugno '23-maggio' 24) sempre grazie al Fondo, sono state coperte già ben 86.522 ore. “Le filiere veneziane del calzaturiero, pelletteria e della moda sono in totale allarme: anche se stiamo parlando di un settore leader a livello mondiale, capace di produzioni che sfilano sulle passerelle più importanti della moda, con vip e modelle internazionali che calzano ai piedi le calzature made in Riviera, lo shock che rischia il settore è pericolosissimo. Purtroppo – sottolinea il presidente della Federazione Moda di Confartigianato Imprese Città Metropolitana di Venezia Gianluca Fascina - se continuerà questo trend e finiranno le risorse a supporto delle imprese, inevitabilmente una volta raggiunto il numero massimo di giornate in cassa integrazione copribili dal Fondo scatteranno i licenziamenti e le chiusure, con il rischio di veder polverizzare in poco tempo i distretti e di disperdere professionalità che poi non saranno facilmente reperibili sul mercato del lavoro”. Analizzati nel dettaglio i dati, sono pesanti; in provincia i primi 5 mesi dell'anno hanno visto un accesso straordinario alla cassa integrazione di 64.501 ore rispetto alle 4.702 dello stesso periodo del 2023. “Una crisi iniziata “tecnicamente” a giugno dello scorso anno – precisa Fascina - quando le ore sono raddoppiate di colpo, richiedendo così al Fondo un grande impiego di risorse, che non sono infinite. Il rischio concreto – aggiunge - è che una volta raggiunto il numero massimo di giornate in cassa integrazione supportabili, le imprese senza aiuti si vedano costrette a licenziare lavoratori e collaboratori, se non addirittura chiudere. Una eventualità che come Confartigianato Imprese vogliamo evitare a tutti i costi”. Per questo, con grande senso di responsabilità la Confartigianto ha già siglato il rinnovo del CCNL di settore, riconoscendo, tra le altre cose, importanti adeguamenti salariali ai dipendenti. “Occorre però uno sforzo corale, a cominciare dai committenti e grandi Marchi, che debbono fare il possibile per tenere in vita una filiera che gli consente di produrre. Guardando solo alle calzature, in Riviera del Brenta parliamo di 187 piccole imprese, altamente specializzate che danno lavoro a 1.180 addetti e possiedono conoscenze tramandate da generazioni che consentono la produzione di pezzi d'eccellenza. Nessun tentennamento poi deve esserci dal Governo; bene ma non benissimo le recentissime aperture promesse sui crediti fiscali, ma serviranno quasi zero. Servono invece nuove politiche di sostegno al credito, normative più snelle per agevolare gli investimenti e azioni mirate di sostegno alle filiere, un appello che giriamo direttamente al Ministro veneto Adolfo Urso. L'obiettivo – conclude Fascina – è evitare che questa grande crisi ciclica azzeri il nostro patrimonio imprenditoriale e che il Made in Italy continui ad esistere ed esportare in tutto il mondo. Per questo è necessario valorizzare e sostenere le aziende, soprattutto quelle di medie e piccole dimensioni, che sono le uniche in grado di garantire qualità, professionalità e la raffinata artigianalità che tutto il mondo ci invidia”.
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